Cervelli in Festival è andato estremamente bene per molti aspetti: il livello degli incontri è stato molto alto, i relatori hanno contribuito con apporti estremamente interessanti, le serate hanno avuto un programma musicale decisamente atipico e portatore di innovazione per uno spazio pubblico a Venezia.
La parte che ha avuto qualche problema è stato il pubblico: non durante le serate, nei momenti di svago della programmazione, non ne è affatto mancato, lo stesso non si può dire per gli incontri; non che siano andati completamente deserti, ma certamente sarebbero potuti essere più partecipati ancora.
Sicuramente ci sono stati dei problemi tecnici con la promozione, che è partita in ritardo per questoni relative alla definizione della sede, che a causa di problematiche di sicurezza è stata spostata due volte..
Sicuramente il fatto che gli incontri siano stati fatti in aula magna della biblioteca cfz e non in un aula in una delle sedi dove si svolgono le lezioni ha influito…
Da ultimo l’orario degli incontri, che il primo iniziasse alle 15.30 non è stata una scelta azzeccatissima.
Detto questo il tema del festival ovvero il lavoro e i giovani, come muoversi già da studenti universitari per non trovarsi laureati e disoccupati finito il percorso di studio, era attuale e importante e la promozione, seppur con tempistiche ristrette, è stata fatta.
È stato un peccato… più che altro per chi non è venuto. Ha perso un’occasione unica di confronto e relazione con professionisti di ottimo livello e consigli, che chi ha avuto modo di sentirli, ne ha fatto subito tesoro
Mi sono interrogato molto riguardo della partecipazione non oceanica agli incontri.
La risposta non é univoca né scontata, fatto salvo ovviamente quanto già premesso.
Da un lato forse il format incontro/conferenza è superato, e/o forse non ha più appeal verso i giovani; anche se per sviscerare un tema con più relatori non so se ci sono molte altre possibilità più accattivanti (ted conference?).
Dall’altro lato però le serate musicali hanno registrato pienoni…
La mia riflessione è purtroppo pessimista sui giovani, miei più o meno coetanei, che non vivono in modo proattivo, ma completamente passivo o quasi, non si guardano davvero attorno, non si muovono.
D’altra parte abbiamo tutti le prime necessità soddisfatte (un tetto, tre pasti al giorno), inoltre abbiamo tutti in tasca i soldi per due birre e una pizza con gli amici. Siamo consumatori, magari attenti e consapevoli, ma consumatori.
Non siamo più capaci di essere artefici della nostra fortuna e del nostro futuro.
Guardiamo spesso solo quello a breve termine; saltare una lezione per partecipare a un incontro di cervelli in festival poteva essere un investimento.
Per fortuna non tutti sono così e come dicevamo con alcuni relatori poi finisce che c’è chi ha tre lavori e fa fatica a seguirli e chi nessuno.